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“FAMIGLIA” @TEATRO INDIA

[:it]Scritto e diretto da: Valentina Esposito
con: Alessandro Bernardini, Christian Cavorso, Chiara Cavalieri, Matteo Cateni, Viola Centi, Alessandro Forcinelli, Gabriella Indolfi, Piero Piccinin, Giancarlo Porcacchia, Fabio Rizzuto, Edoardo Timmi, Cristina Vagnoli e con Marcello Fonte
Costumi: Mari Caselli
Scenografia: Andrea Grossi
Luci: Alessio Pascale
Musiche: Luca Novelli
Fotografo di scena: Jo Fenz
Assistente di scena: Simona Prundeanu
Organizzazione: Fabiana Reale, Martina Storani, Sofia Tremontini, Anna Maria Bertin, Giorgia Pellegrini
Ufficio stampa: Carla Fabi e Roberta Savona
Prodotto da: FORTAPACHE CINEMA TEATRO

Ricapitolare. Perché tutto è andato così? Da dove siamo arrivati? Come si è potuti arrivare a tutto questo? Rabbia, rancore, rapporti insoluti, non avere avuto il tempo di dire quello che si pensava, quello che si pensa. E dall’ombra di un sogno, adesso, non si trova più pace ma un muro, un muro alla fine di un vicolo cieco.

Che cosa è una famiglia, cos’è davvero? E’ il senso di appartenere a qualcosa, a qualcosa che è indistruttibile davanti a tutto e tutti ma che è anche qualcosa che ti lega, ti ancora nelle vicissitudini della tua vita. Ti condiziona, ti forma, ti regala ciò che sei e rimarrai per tutta la vita. Ma quel qualcosa può essere anche un arma a doppio taglio: può essere la cosa più preziosa che tu possa avere ma anche la più devastante.

I personaggi della vita si muovono di generazione in generazione. Dai bisnonni se sei abbastanza fortunato da conoscerli, altrimenti dai tuoi nonni ai tuoi padri e poi a te, che fai i conti con i tuoi figli che vedranno o hanno appena visto la luce.

Sei uomo, sei donna, non importa. Quello che importa è che fai parte di un viaggio nel tempo di una coscienza collettiva fatta di geni, un viaggio dove affronti i capitoli della vita di quelli che erano prima di te, di te stesso e di quelli che verranno. Fai parte delle decisioni che hanno preso prima di te e chi verrà dopo sarà condizionato dalle tue. Bisogna stare attenti, bisogna amare, se non si sta attenti si può anche arrivare a odiare. E non importa chi ha torto o chi no, importa solo che chi resta deve farsi una ragione di tutto quello che è stato nel passato, di tutto quello che rimane nel presente, di quello che si può fare e dare per il futuro.

La famiglia si riunisce attraverso gli eventi. Matrimoni, compleanni, funerali: pretesti. Ed è in questi momenti che si espongono le gioie e rancori, si definiscono le vicinanze e gli allontanamenti. E’ qui che escono allo scoperto le indoli dei parenti: di chi da amore vero, innocente ed incondizionato e di chi vuole alimentare solo i dissidi, male gratuito elargito come banconote false. Le incomprensioni si tramutano in prese di punta. Missioni da compiere per dimostrare agli altri cosa si è, cosa si è dovuto attraversare, cosa si è dovuto fare. Ma più di tutti a se stessi.

E tutto vien fermato nel tempo, ogni volta, in un istantanea che è un ritratto di società: un ritratto di famiglia. Un viaggio in parallelo di tante anime, vive, morte o nel passaggio. Un travaglio di esistenza che sfocia nel sogno di una nuova vita.

Ma non c’è mai capolinea. Solo fermate.

Lo spettacolo si insinua inizialmente piano, dolcemente. Prima del presunto scacco matto i pezzi vengono esposti con precisione sulla scacchiera dalla autrice e regista VALENTINA ESPOSITO. Le pedine si muovono dapprima in maniera confusa, poi dettagliatamente. Abbiamo anche un riassunto di come siamo arrivati al culmine della partita. Una partita dinamica, affettata, coinvolgente. Fino alla fine lo spettatore si inganna da se stesso in mille supposizioni sul finale. Ognuno poi ne vedrà la sua versione: vinta, persa, patta.

Gli attori sono ottimamente sincronizzati. Danno e prendono: emozionandosi ci emozionano, arrabbiandosi ci alterano, ridendo ci rendono felici, commuovendosi ci regalano un cuore che batte. Tutti bravi, ognuno nella sua misura di uomo e donna, madri e padri, figli e figlie. C’è un vissuto in loro che va la di la del professionale: c’è un mettersi in gioco che è vivere la parte.

La tecnica acustica di microfonare tutti per carpirne anche i sussurri e i sospiri più lievi pare più cinematografica che teatrale. Ma chi può decidere in definitiva quali siano gli strumenti da utilizzare per rappresentare davvero la vita sulle assi di un palcoscenico? Al giorno d’oggi la tecnologia invade le sale, ma se sapientemente usata non sostituisce: evidenzia e trascende ancora di più la catarsi del teatro.

Così anche i costumi rievocano passato e presente, le scene traspongono la realtà cruda, le luci evidenziano tutti i pregi e difetti, le musiche trapassano l’anima.

Ed è vita, morte, amore, odio, rabbia, perdono, luce e oscurità.

E’ famiglia.

PAOLO RICCI

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About Paolo Ricci (39 Articles)
Paolo Ricci, nato a Pistoia nel 1972, è un attore e caratterista Italiano; la sua carriera nel mondo dello spettacolo inizia nel 1986 frequentando televisioni, teatri e set. Nel 1998 Paolo Ricci si Diploma come Attore di Prosa alla Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone” e dal 1999 si trasferisce a Roma. Esordisce agli inizi degli anni duemila interpretando ruoli da protagonista e coprotagonista, primario e comprimario nel cinema (major e indipendente), in televisione (anche come presentatore), nel teatro di prosa e per il teatro per ragazzi. Grazie all'intensa carriera cinematografica, partecipa attivamente al cinema indipendente con lungometraggi, cortometraggi e videoclip musicali; impegnandosi anche in pubblicità, documentari, doppiaggio, radio e speakeraggi. E’ attivo anche nella promozione, direzione artistico/organizzativa di eventi, compagnie teatrali, gruppi di lavoro e laboratori con le sue organizzazioni e piattaforme multimediali (Progetto TANGRAM) che offrono una vetrina di visibilità in tutti i campi dello spettacolo sia a figure emergenti come di confermata notorietà; infine l’attore si dedica anche all'insegnamento della recitazione e dell’improvvisazione. http://www.riccipaolo.it/ - https://progettotangram.wordpress.com/
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