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Le note del Classicismo Viennese @Festival de l’Architasto

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Concerto del fortista Costantino Mastroprimiano

Le note del Classicismo Viennese durante il Festival Internazionale dell’Architasto

Le musiche eseguite su una pregevole copia di un fortepiano Walter del 1795

Domenica 19 novembre si è svolto nella Sala dell’Immacolata il penultimo appuntamento del 10° Festival “L’Architasto”, organizzato dall’omonima Associazione Musicale presieduta dalla clavicembalista Chiara Tiboni. Scopo dell’associazione è presentare e tenere viva nella consapevolezza del pubblico la pratica musicale su strumenti da tasto antichi, quali clavicordo, organo, clavicembalo e fortepiano. E proprio quest’ultimo strumento, il fortepiano, è stato protagonista del concerto che ha visto esibirsi uno dei più affermati e validi fortisti in circolazione, Costantino Mastroprimiano.

Il concerto recava un titolo, Wienerreise, traducibile letteralmente dal tedesco come viaggio viennese. La dicitura si rifà con arguzia al Winterreise, viaggio invernale, celeberrima raccolta liederistica di Franz Schubert. Il gioco di parole trova spiegazione nei compositori scelti da Mastroprimiano, vale a dire Haydn, Mozart e Beethoven, vale a dire i tre autori oramai stabilmente assurti al ruolo di vati del cosiddetto Classicismo Viennese. Intelligentemente, però, Mastroprimiano ha arricchito al sua proposta con un altro compositore, di certo meno noto al grande pubblico, Anton Eberl, oltretutto nato (1765) e morto (1807) nella stessa Vienna, in base ad un’intelligente politica (della quale fortunatamente da alcuni anni si vedono i primi risultati) che, accanto agli strumenti, porta al recupero di musica di compositori che meritano maggiore attenzione rispetto a quanta datagli nel Novecento.

Il concerto si è aperto con La Fantasia in do maggiore Hob XVII/4 di Haydn, suonata da Mastroprimiano con la gaiezza e briosità tipiche di tanta musica di Haydn (annotiamo che talmente è piaciuta l’esecuzione della Fantasia, che lo stesso pezzo è stato poi riproposto come graditissimo bis di chiusura). Il concerto è proseguito con la Sonata in la maggiore K331 di Mozart, una delle sonate per pianoforte più celebri di questo compositore, per via del famosissimo terzo movimento, il Rondo alla Turca. L’appuntamento del Festival L’Architasto però si contraddistingue per il fatto che Mastroprimiano si è, per l’occasione, riferito ad una versione dell’autografo ritrovato a Budapest nel 2014, autografo che in alcune particolari si discosta dalla prima edizione del 1784. Dopo Mozart, in un rapporto quasi di filiazione, sono state eseguite le 12 Variazioni in mi bemolle maggiore su “Bei Männern welche Liebe fühlen” di Eberl. Filiazione doppia, diremmo, sia poiché il tema scelto da Eberl è mozartiano (duetto di Pamina e Papageno dal primo atto del Flauto Magico), sia perché Eberl di Mozart fu allievo e poi amico. Infine, Beethoven, con la Sonata in mi bemolle maggiore Op. 31 n. 3.

Oltre ad essere un musicista di prim’ordine per doti tecniche, sensibilità musicale e visione interpretativa, Mastroprimiano è anche studioso e profondo conoscitore delle differenti prassi esecutive che si sono succedute nel corso dei decenni a cavallo fra XVIII e XIX secolo. Il concerto è stato particolarmente gradito dal pubblico anche poiché Mastropriamiano, con affabilità e simpatia, ha personalmente introdotto e commentato i brani che avrebbe eseguito, riuscendo ad interessare gli spettatori dando interessanti informazioni su caratteristiche tecnico-costruttive dello strumento e sulle conseguenti implicazioni esecutive ed interpretative che possono derivarne e che, a volte, risultano inusuali ad un orecchio moderno: pensiamo, per fare un esempio fra i tanti possibili, alla resa dell’attacco del famoso Rondò alla Turca, dove – come ha spiegato Mastroprimiano – la notazione originale implica, secondo la prassi coeva della sonata mozartiana, una ritmica diversa da quella che di solito si sente in incisioni ed esecuzioni pubbliche.

Una parola infine sull’altro “protagonista” della serata, il fortepiano presente in sala. Magnifico esemplare, copia di uno strumento Walter del 1795, è opera del costruttore Ugo Casiglia il quale, presente in sala, ha fornito ulteriori delucidazioni sul funzionamento meccanico di uno strumento dal suono tanto bello quanto, per molti ascoltatori, inconsueto; soprattutto il registro di sordino, azionato non da pedale bensì da ginocchiera, ha letteralmente ammaliato il pubblico. Il risultato, quasi in ossequio ai tempi e alle mode di oggi, è stato vedere, in un clima di allegria e sincero interesse, persone e persone fotografare e fotografarsi accanto al fortepiano, che – non ce ne voglia Mastroprimiano, a cui va la nostra ammirazione più sentita – alla fine si è preso lo scettro di Primadonna di questo concerto.

 

Di Marco Parigi[:]

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