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“SCARAFAGGI” di Nick Russo @SPAZIO DIAMANTE di Roma

[:it]Gli scarafaggi hanno fame. Gli scarafaggi cercano di sopravvivere. In situazioni critiche, come un attacco nucleare, sono alcune delle pochissime forme di vita che possano sopravvivere. La natura gli ha donato risorse genetiche che ricompensano benissimo il loro forte attaccamento alla vita, resistenze fisiche che spingono il loro corpo quasi a qualsiasi flessione. Non hanno problemi ad adattarsi, ad alimentarsi se necessario, se la situazione lo richiede, al limite del commestibile. Si raggruppano in maniera gregaria anche se ogni individuo ha in realtà una sua personalità che gli permette anche emergere dal gruppo, distinguendosi in qualcosa.

La locandina

Anche noi siamo come gli scarafaggi, se dobbiamo. Non è necessaria di questi tempi un’esplosione nucleare per arrivare ad osservare un paesaggio post apocalittico come quello che ho visto ricreato dalla messa in scena di questo spettacolo. Basterebbe un’epidemia, un qualche scherzo creato della genetica dell’uomo che gioca a fare dio o magari anche una semplice invasione. Non è importante. Quello che c’è di importante è che noi esseri umani avremmo delle ben precise reazioni ad un mondo del genere. QUELLE ci interessano. E le ho viste, in pieno.

Buio. Suono di pioggia, la scena spoglia, quattro luci angolate in un quadrato e collegate idealmente da una traccia a terra fatta con nastro carta dogvilliano. Poi un ruvido messaggio echeggia per la sala, un’offerta di aiuto e speranza che chiama a raccolta i superstiti. Ma di cosa? All’improvviso veniamo catapultati in una stanza dove vediamo 5 figure rifugiate e recluse in quattro mura, alcune nella disperazione, altre in preda al dolore. Paura, ansia, insicurezza, foga. Non si riesce a capire i caratteri di ognuno dapprima, ma poi si definiscono sempre di più: un prigioniero sotto tiro armato, due uomini e una donna stremati invasori, un’altra donna ferita a terra. Tutti diversissimi tra loro, tutti in preda di un’insana ricerca di sicurezza, si parlano addosso, si accusano, si minacciano, si preoccupano, in un continuo spostamento di umori e anime. Ma da dove vengono? Cosa è successo?

All’improvviso si bloccano tutti di colpo: silenzio… poi un rantolo, dapprima come di un piccolo animale quasi inoffensivo, poi spaventosi gorgoglii bassi e vibranti e schiocchi forti come colpi di frusta fanno vibrare l’aria, a loro e a noi il petto, le nostre bocche aperte in un’apnea alta… di nuovo silenzio poi, in tutto il teatro, coinvolto.

Ed è emozione.

L’enfasi è bilanciata e ben misurata, la regia di MASSIMILIANO VADO è graffiante, cattiva e crudele, istintiva e vera, la ricostruzione è come potrebbe solo davvero essere in una realtà come quella. Il testo di NICK RUSSO, pieno di foga e attriti, è ben collegato dall’ottimo collante delle sfumature e emotività dei personaggi, che permettono allo spettatore di segurine benissimo la trama. Regista e autore lavorano con successo alla reazione di un’umanità in uno stato di privazione, di assenza totale di tutto ciò che conosciamo ed abbiamo.

Il cast pronto per andare in scena

Gli attori ELEONORA BELCAMINO, GIACOMO BOTTONI, FEDERICA GUMINA, ALBERTO PARADOSSI e lo stesso autore NICK RUSSO ben comunicano il loro mestiere: ci fanno vivere perfettamente le loro emozioni, in tutte le circostanze e situazioni descritte. Un ottimo lavoro attoriale che distingue ogni personaggio con caratteri puliti e definiti.  FILIPPO nella sua visione umanitaria e altruista della vita, al soccorso di una donna ferita a terra per salvarla, chiunque ella sia. MARY è la sua forte compagna di ogni battaglia, in guerra e in amore. Gli ideali di CLAUDIA sono una nota dissonante che crea disarmonia. Il protettivo NICK non manca mai con i denti di fuori e con la pistola in mano di minacciare lo strano e ambiguo MATTEO.

Anche le scelte di scene, luci e costumi sono ben azzeccate.

Quattro colonne di luce che delimitano gli angoli di quella stanza, con colori estremi che vanno dal freddo glaciale fino al caldo rovente, ci illuminano uno scenario cosparso da un tappeto di foglie. Foglie secche, morte. La cura e l’agio della vita a cui siamo abituati sono scomparsi, ci sono cose più importanti a cui pensare: restare vivi innanzitutto.

I costumi di NOEMI INTINO sono veri, in quella giusta asincronia di stile ed elementi, come se fossero stati raccolti nel tempo dai personaggi stessi attraverso tantissime peripezie e difficoltà, pezzo dopo pezzo: “Questo va bene, sì, lo prendo”. Fino a costruirsi delle vere e proprie uniformi personali, delle vere e proprie corazze morali.

Gli applausi finali assieme al regista Massimiliano Vado

Uno spettacolo che ci mostra le nostre paure ed angosce, in un realistico scenario dove se si va in scelte indecise si diventa vulnerabili, deboli. Dove bisogna prendere scelte forti ed estreme se si vuole sopravvivere. Dove ogni tanto la mente vacilla e non può fare a meno di rincorre con la memoria ciò che non c’è più, rimpiangendolo. E non si è più sicuri di niente. Emerge il dolore dei cari scomparsi, perduti. Si avverte un fortissimo senso di colpa per non aver potuto far di più per loro. In un susseguirsi incalzante di cupe atmosfere, dubbi, rinfacci, scuse, litigi, amori incrinati, scoperte dolorose e drammi esistenziali.

Uno spettacolo dal fortissimo impatto empatico, che consiglio a tutti di vedere e “vivere”.

PAOLO RICCI

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Paolo Ricci, nato a Pistoia nel 1972, è un attore e caratterista Italiano; la sua carriera nel mondo dello spettacolo inizia nel 1986 frequentando televisioni, teatri e set. Nel 1998 Paolo Ricci si Diploma come Attore di Prosa alla Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone” e dal 1999 si trasferisce a Roma. Esordisce agli inizi degli anni duemila interpretando ruoli da protagonista e coprotagonista, primario e comprimario nel cinema (major e indipendente), in televisione (anche come presentatore), nel teatro di prosa e per il teatro per ragazzi. Grazie all'intensa carriera cinematografica, partecipa attivamente al cinema indipendente con lungometraggi, cortometraggi e videoclip musicali; impegnandosi anche in pubblicità, documentari, doppiaggio, radio e speakeraggi. E’ attivo anche nella promozione, direzione artistico/organizzativa di eventi, compagnie teatrali, gruppi di lavoro e laboratori con le sue organizzazioni e piattaforme multimediali (Progetto TANGRAM) che offrono una vetrina di visibilità in tutti i campi dello spettacolo sia a figure emergenti come di confermata notorietà; infine l’attore si dedica anche all'insegnamento della recitazione e dell’improvvisazione. http://www.riccipaolo.it/ - https://progettotangram.wordpress.com/
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