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Evocazioni Ritmi e forme della memoria in esclusiva per Artsevent

“Evocazioni. Ritmi e forme della memoria” è il titolo della mostra che ha visto protagonisti Franco Ciuti, Yongxu Wang e Antonio Virzi al Kezuo Art Space di Venezia dal 05/10/2020 al 31/10/2020 un’esposizione a cura di Diego Costantini e Roberta Giulieni che ha ricevuto molti consensi, Artsevent li ha intervistati.

Perché questo titolo?

Perché il tema della Memoria è stato l’elemento centrale della riflessione di Franco Ciuti, Yongxu Wang e Antonio Virzi nelle opere che hanno scelto per la mostra, ma ognuno di loro ha proposto una diversa sfumatura del concetto di Memoria, dimensione ampissima e parola che può contenere diverse chiavi di lettura e diversi significati. In particolar modo l’attenzione è stata posta sul concetto di Evocazione in quanto la nostra percezione del ricordo, della memoria, che può essere rappresentata, dalla mente umana, come una ripetizione di percezioni spesso velate, spesso frammentate, alterate, “formate nello spazio e nel tempo” cambia in base alla nostra dimensione del senso storico e del nostro tempo soggettivo emotivo. Ed è proprio questa differenza soggettiva che si rispecchia nella diversità dello stile di ogni artista, nelle loro scelte formali e nella diversa tecnica utilizzata, ognuno seguendo il proprio ritmo e creando le proprie forme.

A che memorie rimanda?

Franco Ciuti fa riferimento alla Memoria come elemento inconscio appartenente all’essere umano e la rappresenta come materia incandescente, sia nel calore splendente che nel buio più sordo, e dà vita alle estreme manifestazioni della reminiscenza inconscia che assume la forma di una nebulosa oscura perché è stata così potente e significante per la nostra stessa esistenza da essere stata riposta in luogo nascosto, oppure talmente lucida e nitida da sembrare appartenere ancora alla realtà che vediamo. Ma lo spazio che separa l’Oscurità dalla Luce è molto breve ed anche la Memoria più profonda può oltrepassare la soglia e tornare alla coscienza.

Wang Yongxu ci mostra invece la conformazione della Memoria in quanto Ricordo e ci mostra tutti gli strati che lo compongono e si susseguono sovrapponendosi e confondendosi gli uni con gli altri. Ci mostra la dimensione più intima del Ricordo legata alla sua storia di essere umano, agli affetti e alla propria infanzia grazie al ritmo della tessitura che può variare in base ai motivi o al tipo di punto scelto e attraverso l’utilizzo di veli che simboleggiano chiaramente la vacuità e lontananza di esperienze e sentimenti che anche se legati ad altri tempi non possono che appartenerci.

Antonio Virzi ci parla invece della Memoria come Conoscenza Universale che ingloba il pianeta fin dalla sua creazione. In una delle opere presentate l’artista inserisce frasi dell’Antico e del Nuovo Testamento, della Torah, del Corano, che insieme si insinuano tra le radici di Alberi una volta floridi e rigogliosi. La loro vitalità sfiorita e lontana ha lasciato il posto a fusti e rami secchi e spezzati, un monito a non lasciare che la conoscenza si perda, e  che sia la nebbia a vincere e ad avvolgere la nostra Memoria. Antonio Virzi con quelle Voci e gli scheletri degli Alberi ci racconta di un mondo perduto, di una Storia dimenticata ma la Parola resta ancorata alle radici e sta solamente a noi continuare ad ascoltare.

Come vi siete conosciuti?

In varie circostanze e abbiamo poi scoperto delle strane coincidenze. Antonio Virzi è stato un allievo di Franco Ciuti ed io conoscevo entrambi per motivi molto diversi, il legame tra di loro è emerso solo dopo molto tempo. Yongxu Wang invece ci è stato presentato da Franco Ciuti che in fondo è stato il vero legante di questo progetto.

Che legame avete con il Teatro Vascello?

Tutti noi lo frequentiamo in qualità di spettatori ed in particolare Franco Ciuti conosce da molto tempo il direttore artistico Manuela Kustermann.

La memoria che evocate ha una dimensione onirica?

Sicuramente sì, che sia inconscio, ricordo o conoscenza la Memoria ha in sé elementi così profondi da non essere mai chiaramente decifrabili o rappresentabili e dunque esiste sempre una componente onirica ed evocativa. Nell’intervento dei tre artisti emerge sempre una suggestione soggettiva che viene operata sulla memoria, sulla fantasia e sul sentimento rendendoli nella rappresentazione, come accade per il sogno, rarefatti e irreali ma in fondo, in entrambi casi, è sempre contenuta della verità.

I materiali utilizzati hanno una valenza simbolica?

Franco Ciuti utilizza acrilico resina e tela su alluminio, materiali contrastanti e dalla diversa consistenza, morbidi e malleabili, duri e rigidi, ma è soprattutto nell’utilizzo dei colori nero e giallo che simboleggia gli opposti dell’Oscurità e della Luce, ossia la Memoria più profonda che può tornare alla coscienza.

Yongxu Wang utilizza corde e veli che nell’essere intrecciati creano trame ed orditi che assomigliano al modo in cui si compongono i ricordi, per associazione, e crea delle membrane e trasparenze dalle quali emergono fotografie ed immagini, un po’ come capita nel sogno o quando ci abbandoniamo al flusso di pensieri e alla memoria del passato, sfocata e piena di sensazioni ed emozioni. Le dita intrecciano, le mani tendono e legano, dispongono e filano e creano motivi dai colori sgargianti e ricompongono il ricordo ogni volta in maniera differente.

In Antonio Virzi l’uso della miscela cemento gesso resina è fatta per concettualizzare l’effetto del tempo nella memoria. Il gesso è il passato che riaffiora e che rimane nel tempo anche se fragile. Il cemento è il presente che ha un tempo di vita breve e poi si sgretola. La resina è il futuro, non sappiamo come si comporterà nel tempo, forse dura, forse si decompone. L’emulsione vinilica è l’aggregante di tutti i materiali come la nostra mente lo è per i ricordi.

Roberta Giulieni

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