“OVIDIO: Metamorfosi, il Viaggio” @SPAZIO DIAMANTE di Roma
[:it]Con: Adriano Evangelisti, Alessandra Fallucchi , Agnese Fallongo, Domenico Macrì, Davide Paciolla, Alessandra Barbonetti.
Collaborazione alla drammaturgia: Pasquale Di Giannantonio e Sara Di Sciullo
Aiuto Regia: Ramona Genna
Costumi: Stefania Bonitatibus
Scenografie: Attilio Cianfrocca
Musiche originali Patrizio Maria D’Artista
Adattamento e Regia Raffaele Latagliata
Entrare in sala e trovarsi davanti un quadro vivente. Questa la sensazione che io, tutti hanno provato. Davanti a me, davanti a tutti noi una pittorica rievocazione di un pontile di una nave all’inizio di questo secolo. Su di esso alcune figure scrutano l’orizzonte, giocano isolati, si curano l’aspetto, leggono, attendono…
E noi attendiamo con loro, catturati dalla luce della luna nel cuore della notte. Fino a quando gli stessi si presentano a noi, dapprima in una trascinante sequenza musicale e fisica, viaggiando da una luce all’altra. Poi con echi, voci e infine parole quasi liberatorie i personaggi librano svelando i loro sogni con poche ed efficienti frasi. Si presenta fra loro un’elegante figura che ci si rivelerà in seguito come la colonna portante, il cantore di tutto lo spettacolo, l’anima stessa di Ovidio. E la musica e il movimento divengono trascinanti, ognuno esclama i motivi del loro partire, del loro viaggiare… e Ovidio ascolta, assorbe, fino allo sfinimento quella marea, alta, che lo travolge, frastornandolo. Amandola. Fino alla fine.
E quella fine è un nuovo inizio che si traduce in prosa, dialogo, esame e scoperta di questi viaggiatori. Ognuno si presenta, ognuno si confronta, ognuno giudica e viene giudicato. Ma nessuno è condannato, perché tutti vanno nella stessa direzione, in un viaggio che col passare del tempo li trasformerà.
Emerge subito la scelta giusta dell’adattatore e regista di intervallare i dialoghi con racconti, forse scaturiti dalla voce di Ovidio, forse dal cuore dei viaggiatori, forse presi dal cuore di tutti noi improvvisi testimoni. Forse nati semplicemente dalla natura umana.
Il pretesto dei personaggi che si affrontano, scontrano e confessano e il trampolino di lancio prefetto per le storie appassionanti che ci ha lasciato Publio Ovidio Nasone nelle sue “METAMORPHOSEN” (un poema Epico e Mitologico di 15 libri incentrato sul tema delle METAMORFOSI) e ogni passaggio dalla realtà al racconto surreale e ottimamente bilanciato, amalgamato, senza salti disarmonici o dissonanti. A meno che la messa in scena non lo richieda.
E vengono così rivissute le meravigliose storie di FETONTE, di CEICE e ALCIONE, di APOLLO e DAFNE, di NARCISO. Attraversando così i temi del sentirsi riconosciuti ed affermati, dell’amore che trionfa sempre, ancora dell’amore ma ricercato e respinto, della superbia.
I passaggi sono intensissimi. Con una capacità di narrazione eccelsa (seppur difficile da riportare nella sua forma classica), il pathos scorre a fiumi, diviene un oceano di emozioni, quell’oceano che il piroscafo dei nostri viaggiatori/attori attraversa per arrivare alla loro destinazione e portarci là insieme a loro. E ci riescono: con energia ed armonia ci parlano e muovono sé stessi e gli elementi scenici rendendo il palcoscenico vivo, fondendosi con esso.
La regia va perfettamente a braccetto con uno splendido disegno luci, musiche appassionanti e coreografie altamente definite, donandoci spessissimo brividi sulla pelle tradotti da voci, movimenti, colori, emozioni, facendoci saltare continuamente fra realtà e fantasia, facendoci smarrire e ritrovare: donandoci catarsi.
Il fine ultimo è spiegare, il primo è capire. Capire che grazie a questo spettacolo la metamorfosi non accade davanti a noi ma dentro di noi testimoni, come ho già detto, di tutto, fino alla fine del viaggio. Fino a che non vediamo all’orizzonte spuntare la nostra nuova terra e la nostra nuova vita, diversi da prima, ogni volta…
Poiché citando e parafrasando le parole del testo stesso:
“Tante sono le ragioni per cui si parte, tante le storie, tanti i destini che si incrociano, tante le metamorfosi che un viaggio comporta. Si parte per sopravvivere, si parte per rinascere, si parte per amore oppure per conoscere…” MA “…non c’è mai una vera fine al nostro viaggio poiché tutto si trasforma e nulla perisce e tutti noi non siamo altro che anime alate destinate ad una perpetua metamorfosi all’interno di questo grande universo.”
PAOLO RICCI
I meritati Applausi[:]